Richieste di asilo in aumento ma meno riconoscimenti: l’analisi ISMU sui dati Eurostat 2024

Oltre 122 milioni di persone – secondo i dati riportati nel Rapporto Global Trends 2024 dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati UNHCR,- in tutto il mondo sono attualmente sfollate forzatamente

25 Giugno 2025
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Nella Giornata Mondiale del Rifugiato che si è tenuta il 20 giugno, sotto volontà della società delle Nazioni Unite, occorre in primo luogo ridefinire il termine, spesso decontestualizzato o mistificato, di “rifugiato”. La traduzione di “rifugiato” è contenuta nell’articolo 1A della Convenzione di Ginevra del 1951 che descrive lo descrive come colui “che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”.

Rapporto globale 2024 – De escalation del conflitto tra Israele e Iran

Secondo il Rapporto Global Trends 2024 edito dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNCHR), nel 2024 raggiungono quota a 123,2 milioni le persone costrette a fuggire dal proprio Paese.
Come mai prima d’ora queste persone non sono al sicuro nemmeno nei luoghi d’arrivo. L’UNCHR denuncia, attraverso un comunicato stampa, le possibili conseguenze del conflitto perpetrato da Israele e dagli Stati Uniti ai danni dell’Iran, che, come evidenzia il rapporto, è il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati al mondo (circa 3,5 miliardi; principalmente di provenienza afgana). L’UNCHR si unisce al Segretario Generale delle Nazioni Unite e ad altri leader nell’appello per una urgente de-escalation del conflitto, che sta pericolosamente degenerando tra Israele e Iran.

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“Il totale fallimento nel porre fine ai conflitti, dal Sudan all’Ucraina, dalla Repubblica Democratica del Congo a Gaza, continua a causare sofferenze umane inimmaginabili.” dichiara l’Alto Commissario dell’UNCHR “Eppure, le persone innocenti che fuggono per salvarsi la vita mentre volano i proiettili e piovono i missili sono ingiustamente stigmatizzate, rendendo più difficile sfuggire al pericolo e trovare un luogo dove riprendersi e ricostruire la propria vita.” conclude nel suo intervento Filippo Grandi.

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Tagli agli aiuti umanitari

Fronte ai recenti tagli, l’organizzazione lamenta una sostanziale difficoltà a reperire risorse indispensabili al prosieguo del suo operato. Nel 2025 il governo italiano ha effettuato tagli significativi agli aiuti umanitari e alla cooperazione internazionale. Anche gli Stati Uniti, storicamente maggior donatore al mondo, hanno drasticamente tagliato i fondi destinati all’agenzia governativa USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale) di circa un 83% a marzo. Le ripercussioni di questi tagli volgono anche sulle Agenzie Onu (come Wfp, Unchr, Unicef) che dipendono in larga parte dai contributi statunitensi. L’Unhcr ha annunciato l’imminente riduzione della forza lavoro e il ridimensionamento della sede centrale e degli uffici regionali.

Richiedenti asilo – I numeri della Fondazione ISMU

Nonostante l’Italia sia il terzo Paese dopo Germania e Spagna in termini di numero di richieste di asilo (quasi 159mila, comprendenti il 16% del totale dell’UE), l’analisi condotta da ISMU mostra un drastico calo dell’accoglienza da parte dell’Italia. Di questo ingente numero di richieste, solo il 7,6% viene accettata e riconosciuta come legittima dello status di rifugiato. Oltre 50mila (sul totale di 78mila) sono state respinte, i quasi due terzi.

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Il messaggio di Filippo Grandi sottolinea l’esigenza della collaborazione da parte degli Stati più ricchi, delle banche per lo sviluppo e le imprese che devono coalizzarsi all’aiuto fornito dai Paesi ai margini delle zone di guerra (i quali continuano ad accogliere e ospitare rifugiati), dalle comunità locali (che aprono le proprie case e luoghi di lavoro) e dagli atti dei singoli individui verso uno spirito di accoglienza reale e concreta.

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