Boom di espatri e immigrazione straniera: record di flussi in entrata e in uscita nel biennio 2023-2024

Il report dell’ISTAT sulle migrazioni interne e internazionali della popolazione residente: espatri, immigrazione straniera e movimenti interregionali

2 Luglio 2025
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In data 20 giugno 2025, l’ISTAT ha pubblicato il report annuale sulle migrazioni interne e internazionali della popolazione residente. Il report fa riferimento agli anni 2023 e 2024 e analizza i flussi di mobilità interna tra i Comuni italiani e i movimenti verso e dall’estero offrendo dati aggiornati utili per amministratori pubblici e professionisti che operano in materia demografica e in termini di politiche territoriali.

Contesto e quadro di riferimento

Nel biennio 2023-2024, l’Italia ha registrato livelli record di mobilità internazionale: le immigrazioni straniere hanno superato le 760mila unità, una quota che supera di un 31,1% i dati relativi al 2021-22. Gli espatri di cittadini italiani hanno toccato quota 270mila, un 39,3% in più. Parallelamente, il movimento interno di popolazione tra Comuni si attesta intorno a 2 milioni 847mila, distribuiti equamente tra il 2023 e il 2024, con un lieve calo dell’1,6%. Di questi, l’analisi sottolinea che 1 trasferimento su 5 ha riguardato cittadini italiani nonostante siano i cittadini stranieri, in percentuale, la fetta della popolazione più propensa a uno spostamento interno.

Verso nord

Persiste una ingente situazione di squilibri territoriali evidenziata nell’andamento dell’emigrazione del Mezzogiorno verso i poli urbani settentrionali. Il sud continua a subire un saldo migratorio negativo verso il Centro-Nord, con 241mila partenze contro 125mila arrivi, determinando una perdita netta di 116mila residenti. Tra le regioni del Mezzogiorno, la Calabria registra il tasso di emigratorietà più alto: quasi nove individui per mille residenti si sono trasferiti verso il Centro-Nord. Dalla prospettiva inversa, l’Emilia Romagna, tra le regioni del Centro-Nord con il tasso di immigratorietà più elevato, è la prima, con oltre 4 movimenti in entrata dal Mezzogiorno per ogni mille residenti.

Movimenti dal mezzogiorno verso il centro nord visual selection

Immigrazione, un problema di guerre

È evidente come l’aumento dei flussi di immigrazione straniera degli ultimi anni coincida con l’esasperazione di crisi e conflitti internazionali che, oltre a condizionare gli equilibri geopolitici, provocano crisi umanitarie su larga scala. L’ingente incremento dei flussi dall’Ucraina è la prova più tangibile delle conseguenze del conflitto con la Russia che dal 2022 ad oggi ha reso il Paese il principale fulcro di provenienza delle persone straniere. Eppure l’Ucraina lunge da essere l’unico polo mondiale di crisi umanitaria e devastazione, altre situazioni di conflitto e instabilità, specialmente in Medio Oriente e in Africa, stanno contribuendo a intensificare il numero di rifugiati e richiedenti asilo e di conseguenza aumentano la pressione migratoria. Le immigrazioni negli ultimi due anni sono aumentate sensibilmente: in media 437mila l’anno, mediamente il 6,4% in più rispetto al 2022. Tale crescita si deve esclusivamente all’aumento dell’immigrazione straniera (+13% nel biennio rispetto al 2022), mentre i cosiddetti rimpatri dei cittadini italiani calano del 23,6%.
 
Il ritratto che esce dell’Italia è quello di un Paese in cui le persone che ci hanno vissuto e possono, se ne vanno; mentre le persone costrette a fuggire, tentano di restarvi. La penisola italiana non figura come un’attrattiva economicamente e socialmente valida per i suoi stessi cittadini. Tra il 2019 e il 2023, 192mila italiani di età compresa tra 25 e 34 anni se ne sono andati, solo 73mila sono tornati. A fronte della perdita di 119mila cittadini italiani, l’immigrazione di giovani stranieri è stata decisiva per il saldo complessivo pari a +229mila della popolazione giovane e attiva.

Laureati italiani che se ne vanno, laureati stranieri che entrano

Un aspetto particolarmente significativo del biennio 2023-2024 riguarda la mobilità dei laureati. Secondo l’ISTAT, tra il 2019 e il 2023, l’Italia ha registrato un saldo negativo di circa 58 mila giovani italiani laureati (25-34 anni) emigrati all’estero, reiterando quel persistente fenomeno che veniva banalmente sintetizzato in: “fuga dei cervelli”. Tuttavia, anche questo deflusso è stato compensato da un flusso in entrata di 68 mila laureati stranieri nella stessa fascia d’età, con un saldo complessivo positivo di +10 mila unità di capitale umano.
La dinamica mostra un Paese ancora in balia di un paradosso: la difficoltà nel trattenere i propri talenti, ma l’abilità di attrarre figure qualificate dall’estero.
I giovani laureati italiani scelgono principalmente i Paesi europei come destinazione, Regno Unito e Germania rimangono le prime destinazioni mentre, tra i paesi extraeuropei, fino al 2024, gli Stati Uniti si sono collocati al primo posto, dinamiche che le attuali politiche respingenti del Presidente Trump verso gli studenti stranieri, rischiano di cambiare profondamente. Per quanto riguarda i laureati stranieri, un terzo proviene dall’Asia, il 17,8% da Paesi del Sud America e quasi il 30% proviene da Paesi europei o Stati membri dell’UE.

Il saldo di migrazione in uscita si compensa con la ridistribuzione delle persone all’interno del Paese consentendo al centro-nord di rimanere un polo concentrato. Soprattutto la Lombardia che, l’analisi sottolinea, a fronte della perdita di 16mila laureati verso l’estero, ne guadagna 35mila dai trasferimenti interregionali.

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