Accoglienza migranti: 1.968 Comuni attivi con almeno un progetto – dati ANCI

XXIII Rapporto SAI: obiettivi raggiunti e nuove sfide — coinvolto quasi il 25% dei Comuni, accolti 54.999 beneficiari

26 Giugno 2025
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Martedì 17 giugno si è tenuta, presso la sede dell’ANCI, la presentazione del XXIII° Rapporto annuale dedicato al Sistema di accoglienza e integrazione (SAI). L’incontro si è svolto con l’ausilio del Presidente Anci Gateano Manfredi, il delegato Gianguido D’Alberto e la capa del Dipartimento Ministeriale Rossana Rabuando. Nel corso della presentazione si sono esposti i progressi ottenuti fino al 2024 e si è ribadita la volontà del SAI, la rete nazionale italiana di accoglienza per persone straniere gestita dagli enti locali, di collaborare con il governo per implementare il sistema di accoglienza e integrazione.

Indice

Dal SPRAR al SAI: come è nato il Sistema di Accoglienza e Integrazione in Italia

Il SAI nasce come tale ufficialmente nel 2020 anche se le sue radici si fondano nel precedente SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), primo sistema istituzionalizzato di accoglienza integrata gestito dagli enti locali e normato dalla legge n. 189/2002 (cosiddetta Bossi-Fini). Nel 2018 lo SPRAR viene convertito, tramite d.l. 113/2018 nel SIPROIMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati). Tutto l’iter partiva dal primo protocollo d’intesa siglato nel 2001 tra Ministero dell’Interno, ANCI e UNHCR per il Programma Nazionale Asilo (PNA) che dava il via alla strutturazione di un sistema pubblico volto a creare piani concreti di accoglienza e distribuzione di migranti e rifugiati sul territorio.

Quasi il 25% dei Comuni fanno parte del SAI

I Comuni coinvolti nel SAI sono circa 2000, nello specifico sono 1.968 quelli che hanno avviato almeno un progetto inerente alla rete SAI. Oltre 1.000 piccoli Comuni e il 93% dei grandi Comuni italiani con oltre 100.000 abitanti.
Rispetto ai progetti elaborati, si riscontra una crescita del 9,9% rispetto al precedente biennio: 872 i progetti SAI attivati, un equivalente di 99,2% di quelli finanziati. I posti di accoglienza sono aumentati del 15,6%, ne sono stati attivati 38.696, di cui: 31.953 posti per l’accoglienza ordinaria, 5.977 per minori stranieri non accompagnati (MSNA) e 766 destinati a beneficiari con esigenze sanitarie o psicologiche specifiche (DM/DS).
 
“Tali numeri, lungi dall’essere meri indicatori quantitativi, attestano la piena operatività di un sistema che ha saputo evolversi e rispondere con efficacia alle continue sollecitazioni internazionali e interne.”
Si apre con questo ritratto la prefazione del XXIII° rapporto, quest’anno redatta da Rosanna Rabuando, capa del Dipartimento per le Libertà civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno.

55mila persone accolte nel 2024

Delle 55mila persone accolte nel 2024, il 17% sono minori stranieri non accompagnati. Molte delle persone in arrivo sono reduci da situazioni di grave criticità psicofisica e necessitano di particolari cure: tra i minori stranieri non accompagnati il 3,2% dei beneficiari presenta disturbi comportamentali, il 2,8% è vittima di tortura e/o di violenza, l’1,5% è vittima di tratta o sospetta tale, lo 0,2% è un beneficiario lgbtqia+. Il 22,4% delle ragazze sole accolte rientra nel circuito della tratta, il 18,8% è vittima di tortura e/o violenza, il 6,0% manifesta un disagio mentale e l’11,2% si trova in stato di gravidanza.
 
La parole chiavi della presentazione ruotano tutte attorno ai principi di responsabilità istituzionale e capacità d’accoglienza, il SAI, in quest’ottica, si propone come uno strumento per applicare una visione strategica ai nuovi bisogni delle persone, come dichiara Rabuando “in vista dell’attuazione del recente Patto europeo per l’immigrazione e l’asilo, che più che mai comporta la necessità di realizzare un modello di asilo e accoglienza efficiente, tutelante e capace di fare fronte alle molteplici situazioni di fragilità.”.

L’urgenza di regolare l’accoglienza e l’inserimento lavorativo

Le persone uscite dal SAI e che ne hanno beneficiato in un ottica di inserimento socio-economico sono il 55,8% mentre il 39,6% ha invece scelto di uscire dal Sistema prima della fine del progetto di accoglienza.
L’implementazione di sistemi di indirizzamento verso il mondo del lavoro è essenziale per l’economia del Paese e per la tutela dei diritti fondamentali delle persone in arrivo. Il recente rapporto annuale dell’UNHCR “uno studio sulle condizioni socio economiche dei rifugiati in Italia” ha evidenziato le ingenti criticità degli aventi diritto di protezione internazionale: il 65% degli intervistati ha un impiego, ma tra questi solo il 21% può contare su un incarico full time e permanente. Il 17% ha un lavoro irregolare e più di un terzo dei rifugiati ricopre incarichi elementari (da spazzino a muratore) molte volte mancando delle conoscenze tecniche che consentano di svolgere l’impiego in consapevole sicurezza.

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