L’11 giugno la Toscana ha assistito al primo caso di morte assistita.
La legge regionale 14 marzo 2025, n. 16 che tutela il fine vita è la prima in Italia a regolamentare la pratica del suicidio assistito consentendo di accedere alle procedure mediche specifiche per indurre la morte. Nonostante la sentenza della Consulta, la mancanza di una legge nazionale rende molto difficile l’accesso a questa pratica che rimane a discrezione delle singole aziende sanitarie e locali. L’associazione Luca Coscioni, si è battuta per anni affinché il Governo regolamentasse la pratica e raggiungendo comunque il risultato della legge regionale in Toscana. A maggio scorso il Governo di Giorgia Meloni ha impugnato la legge con il ricorso alla Corte Costituzionale.
Indice
La sentenza della Corte Costituzionale
La legge è stata resa possibile dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 con la quale la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale, nella parte in cui non esclude la punibilità di chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente.
In Toscana la proposta era stata approvata, grazie al sostegno del centrosinistra al presidente Eugenio Giani, con 27 voti favorevoli e 13 contrari.
La legge regionale
La pratica del suicidio assistito, secondo la legge regionale, prevede l’analisi della richiesta del soggetto da parte di una commissione multidisciplinare la cui valutazione dipenderà da un comitato etico territorialmente competente. Previo esito positivo, l’azienda sanitaria locale si occuperà di reperire il farmaco e i macchinari necessari allo svolgimento dell’operazione in tempi prestabiliti.
Il tutto dovrà avere un limite temporale di 54 giorni e la persona richiedente potrà interrompere la pratica in qualsiasi momento.
Il primo caso di suicidio assistito
Questa è una grande svolta per la dignità di molti pazienti, primo a usufruire Daniele Pieroni, affetto da Parkinson al quarto stadio. Pieroni aveva manifestato la volontà di accedere al suicidio assistito nell’agosto del 2023. Il requisito che ha consentito a lui di usufruire del diritto di suicidio assistito è stato l’utilizzo della PEG (una pratica medica definita “Gastrostomia Endoscopica Percutanea”) che rientrava nei “trattamenti di sostegno vitale” identificati dalla sentenza della Consulta. Pieroni era tenuto in vita dal suddetto trattamento. L’autorizzazione è arrivata il 22 aprile del 2025 e sono serviti 70 giorni per condurre il tutto (più del tempo stabilito per legge). La legge prevede che si possa scegliere il luogo ove eseguire la pratica e Pieroni ha scelto di morire a casa sua. “È la dimostrazione di quanto la Regione abbia momentaneamente colmato un vuoto” dichiara il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani “è opportuno che una norma nazionale possa dar corso a un adattamento in termini di legge di quanto la Corte Costituzionale ha affermato sul piano dei principi”.
Nuova proposta di legge
Con il comunicato del 5 giugno, L’associazione Luca Coscioni informa d’aver depositato in Cassazione una proposta di legge per legalizzare tutte le scelte di fine vita. La raccolta firme partirà il 26 giugno e sarà sia online sulla piattaforma dedicata sia cartacea presso i tavoli che verranno organizzati in tutta Italia. Saranno necessarie almeno 50.000 firme per poter presentare la proposta in Parlamento.
“I Parlamentari trovino almeno il coraggio di discutere, come stanno facendo in Francia e in Inghilterra. Ne va della dignità stessa del Parlamento, oltre che delle persone che soffrono”, hanno dichiarato Marco Cappato e Filomena Gallo.
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