I punti di criticità delle tessere, lasciando da parte le questioni legate alla ‘privacy’, sono diversi:
- un elevato numero di tessere smarrite;
- un’eccessiva variabilità dei dati inerenti l’esercizio del voto (cambi di residenza o di indirizzo), con conseguenti “intoppi” ai seggi elettorali in occasione dell’esercizio del voto;
- un aggravio delle procedure interne per gli uffici elettorali con relativi costi in termini di tempo e unità di lavoro utilizzate.
Si deve tener presente, tra l’altro, che i primi due aspetti si ripercuotono negativamente sul procedimento elettorale proprio nei giorni della votazione. Sicuramente il certificato elettorale rappresentava uno strumento più semplice ed efficace, ma comportava il problema di elevati costi di stampa e di notifica. Nessun rimpianto, quindi, per la sua abolizione. Ma la sua sostituzione con la tessera elettorale non sembra però aver portato a risparmi significativi, proprio per le difficoltà operative sopra richiamate.
Ci rendiamo conto che l’idea di essere ammessi al voto solo esibendo un documento d’identità presenta sicuramente delle problematiche. Che sono principalmente tre:
- come comunicare a ogni elettore, nel modo più adeguato possibile, il luogo dove esercitare il diritto di voto (sezione e sede della stessa);
- come consentire ad alcune categorie di elettori (componenti seggio, degenti, ecc.) di votare in una sezione o comune diversi da quelli di appartenenza, evitando fraudolente possibilità del doppio voto;
- come certificare l’espressione del voto da parte dell’elettore dal momento che viene meno data e timbro del seggio sulla tessera.
Queste le indicazioni che proviamo a suggerire per superarle. Il primo problema potrebbe essere oltrepassato attivando tutti gli opportuni strumenti di informazione: internet, manifesti, acquisto di pagine di giornali, URP e altro. Per quanto riguarda il secondo ordine di problemi, si dovrebbe modificare completamente il sistema di deroghe per come oggi previsto dalle norme, prevedendo che l’elettore possa votare in una sezione o comune diversi da quelli in cui è iscritto soltanto previa acquisizione, su domanda, di uno specifico certificato elettorale con la contestuale sua cancellazione (o annotazione) dalle (sulle) liste sezionali di iscrizione. Relativamente, invece, alla certificazione dell’avvenuta espressione del voto da parte dell’elettore, essa viene già oggi attestata da uno degli scrutatori, “mediante l’apposizione della firma, accanto al nome di lui, nell’apposita colonna della lista della sezione a ciò destinata” (art. 58, quarto comma, del T.U. n. 361/1957). In una colonna, a fianco, si potrebbe richiedere, a ulteriore conferma e ad evitare contestazioni, la firma dello stesso elettore.
E’ una idea che si potrà sostenere nelle sedi deputate? Ci auguriamo di sì!
Restano, nel frattempo, auspicabili suggerimenti e contributi migliorativi alla “proposta” che viene da tanti operatori elettorali.
SPECIALE AMMINISTRATIVE E REFERENDUM 2022
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